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ANSIA DA PRESTAZIONE come la “società delle performance” influisce sulla nostra sessualità

Il mondo in cui viviamo è un mondo per certi versi pieno di finzione, siamo bombardati da immagini di corpi perfetti, lavori perfetti, idee perfette. Siamo programmati a spaccarci la schiena sui libri e lavorare 10 ore al giorno per poterci permettere l’ultimo modello di cellulare, un nuovo lifting per sembrare più giovani, una casa da sogno in cui trascorrere giusto il tempo di dormire e ricominciare la giornata. Quello che abbiamo non ci basta mai! Abbiamo chiesto alla psicologa Sabrina Gatti come la “società delle performance” influisce sul nostro modo di vivere e sulla nostra sessualità.

L’ansia da prestazione è una caratteristica sociale che ci accompagna ovunque

 

, siamo bombardati ogni giorni da messaggi sul come dovremmo essere: nel lavoro, nella scuola, nelle relazione, nel sesso e nell’aspetto;
nessuna zona franca, tutti ci propinano modelli a cui aspirare, il problema che questi modelli non esistono nella realtà, punto, e tutto quello che ne consegue è un’enorme frustrazione.

Quello che vediamo sono messe in scena del reale, persone bellissime (secondo un canone prestabilito) che fanno sesso 24 h avendo 6 orgasmi su un letto pieni di soldi, e ce la raccontano così subdolamente che iniziamo a pensare che quella sia la realtà.

L’ansia da prestazione colpisce moltissime persone giovani, che non si sentono mai all’altezza della situazione arrivando, all’estremo, di evitare qualsiasi relazione col mondo per non mettersi in gara, una gara però truccata!

 

Nel sesso? Tutto è dettato dal porno

da video musicali che prendono dal porno, da una narrazione dannosa e sbagliata della sessualità che non ha nulla a che vedere con quello che ci vendono, perché il punto è quello, siamo diventati consumatori ormai ignari, appiattiti a colpi di “suggerimenti”, non più liberi di scegliere.
Peni enormi, vagine con labbra da bambola asessuata, numero di orgasmi infiniti, e come potremmo elaborare tutto ciò se tutto ciò è quello che ci raccontano del sesso? Ci sentiremo sempre un passo indietro, ci scontreremo con la realtà, che non è quello che immaginiamo, ma è assolutamente imperfetta, una sessualità che spiazza, fa soffrire, rende gioiosi, o su cui ridere, una sessualità che va costruita con competenze e leggerezza e sicurezza.

Cosa possiamo fare? Affidarci più alla nostra immaginazione, a quello che viviamo, imperfetto ma reale, soffermarci di più sulle nostre scelte, riflettere su cosa vorremmo noi, non quello che ci preparano gli altri; investire sulla conoscenza, e staccarci da quel mondo talmente falso da essere ormai ridicolo.

Ma non per chissà quale valore etico, quello può essere un valore aggiunto, lo dobbiamo fare per il nostro benessere, per la nostra felicità, dobbiamo prenderci la responsabilità delle scelte che facciamo, delle persone che seguiamo, il coraggio delle nostre imperfezioni, il coraggio di non salire su qualsiasi carro che faccia polemica ma che non ci regala nulla di buono se non odio fine a se stesso.

avere il coraggio di non essere perfetti, le relazioni sono complesse, non rendiamole ancora più difficili pensando di dover dimostrare di essere una pornostar, buttiamo nel letto con la leggerezza di chi sa che si può fallire, ma che nel fallimento trova un sorriso per poterci riprovare, costruendo con qualcuno un momento di vicinanza, di paura anche, non di una performance che lascerà il tempo che trova, entriamo in contatto con l’altro usando anche le nostre fragilità, sarà un viaggio bizzarro, ma ne varrà la pena, perché è solo nostro, di nessun altro. Nessuno ci può dire come dovremmo essere per essere giusti o sbagliati.

Sabrina Gatti
Psicologa

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